Disturbi del Neurosviluppo e dell'Età Evolutiva

Disturbi del Neurosviluppo e dell'Età Evolutiva

Alcune principali aree d’intervento in età evolutiva sono le seguenti:

DisTURBI DEL NEUROSVILUPPO

I disturbi del neurosviluppo si manifestano nelle prime fasi dello sviluppo e sono caratterizzati da deficit dello sviluppo che causano una compromissione del funzionamento personale, sociale, scolastico o lavorativo. Essi comprendono una grande varietà di categorie diagnostiche tra cui:

  1. Disabilità intellettive: disturbo dello sviluppo intellettivo
  2. Disturbo dello spettro dell’Autismo
  3. Disturbo della comunicazione (disturbo di linguaggio, disturbo fonetico-fonologico, disturbo della fluenza, balbuzie, disturbo della comunicazione sociale, della pragmatica)
  4. Disturbo da deficit di attenzione e iperattività – DDAI o ADHD
  5. Disturbo specifico dell’apprendimento (dislessia, disortografia, discalculia, misto)
  6. Disturbi del movimento (disturbo dello sviluppo della coordinazione, disturbo da movimento stereotipato)
Disturbo da deficit di attenzione e iperattività - ddai o adhd

Il DDAI o ’ADHD è caratterizzato da livelli invalidanti di disattenzione, disorganizzazione e/o iperattività-impulsività. Nella fanciullezza, l’ADHD si sovrappone spesso ad altri disturbi, quali il Disturbo Oppositivo-Provocatorio e il Disturbo della Condotta. Inoltre, spesso permane in età adulta, causando compromissione del funzionamento in ambito sociale, scolastico e lavorativo.

La caratteristica fondamentale dell’ADHD è la persistente presenza di un quadro caratterizzato da disattenzione e/o iperattività-impulsività che interferisce con lo sviluppo e il funzionamento.

La disattenzione si evidenzia, sul piano comportamentale, con divagazione dal compito, mancanza di perseveranza, difficoltà nel mantenimento dell’attenzione, disorganizzazione non imputabili ad atteggiamenti di sfida o a mancata comprensione. Si riscontra di solito una tendenza a distrarsi, a non fare troppo caso ai dettagli e a commettere piccoli errori, e ciò non solo in situazioni che richiedono un certo impegno, come ad esempio a scuola, ma anche durante il gioco. Può accadere così che il bambino cerchi di evitare tutti i compiti che sembrano richiedere uno sforzo oppure che non riesca a portarli a termine e non riesca a seguire le istruzioni fino alla fine. Spesso si ha la sensazione che il bambino sia altrove con la mente e ciò anche in assenza di un concreto elemento distrattore. Spesso ha difficoltà ad organizzarsi, a tenere in ordine il materiale e a gestire i compiti.

L’iperattività implica un’eccessiva attività motoria, un continuo dimenarsi, la sensazione che il bambino sia “sotto pressione” o come se fosse “caricato a molla”: cammina nella stanza, si arrampica –  nei ragazzi più grandi c’è invece più una sensazione di non avere requie – non riesce ad aspettare il proprio turno quando gioca e anche quando parla non aspetta che l’interlocutore abbia finito di parlare o di porre una domanda ma risponde prima di finire di ascoltare, interrompe e spesso parla a lungo e in modo eccessivo. Di solito si osserva un giocare continuo con le mani e i piedi, un’incapacità a rimanere fermo sulla sedia o una tendenza ad alzarsi dalla sedia anche in situazioni in cui non sarebbe appropriato (ad esempio in classe). Questi bambini sembrano essere sempre in movimento.

L’impulsività si manifesta con azioni estremamente affrettate, spesso con elevato rischio per l’individuo. L’impulsività può esprimere un desiderio di immediata ricompensa, manifestandosi anche con comportamenti invadenti, come interrompere gli altri in modo eccessivo o prendere decisioni senza riflettere sulle possibili conseguenze a lungo termine.

I disturbi nella sfera dell’attenzione e l’iperattività possono ripercuotersi negativamente sulle performance scolastiche. Tuttavia, le manifestazioni comportamentali devono presentarsi in più di un contesto (ad esempio, a casa, a scuola, in palestra), anche se i sintomi dell’ADHD possono variare a seconda dello specifico contesto.

Si differenziano tre sottotipi del disturbo:

  1. Manifestazione combinata: manifestazione più tipica in età evolutiva, caratterizzata da un quadro combinato di sintomi di disattenzione e d’iperattività-impulsività.
  2. Manifestazione con disattenzione predominante: i sintomi sono prevalentemente rilevabili nella categoria “disattenzione” rispetto a quella “iperattività-impulsività”. I bambini appartenenti a questo sottotipo di disturbo presentano minori problemi a livello comportamentale e minori difficoltà nelle interazioni con i pari; ciò può indurre genitori e insegnanti a trascurare la sintomatologia. Possono stare seduti in modo tranquillo, ma la loro attenzione non è diretta a ciò che stanno facendo o a ciò che l’interlocutore sta dicendo.
  3. Manifestazione con iperattività-impulsività predominanti: la maggior parte dei sintomi si evidenzia nella categoria “iperattività-impulsività”. Possono essere presenti pochi sintomi di disattenzione, che però non raggiungono una soglia di rilevanza clinica.
Disturbi specifici dell'apprendimento

I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) sono disturbi che interessano specifiche abilità quali lettura, ortografia, grafia e calcolo, in modo significativo, ma circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale, in assenza di deficit sensoriali. La specificità è la loro caratteristica principale. Quali sono i DSA?

DISLESSIA

E’ un disturbo specifico dell’apprendimento caratterizzato dalla difficoltà nell’acquisizione delle abilità di lettura, che risulta più lenta e meno accurata di quanto ci si aspetti in base a età e scolarità.

DISORTOGRAFIA

E’ un disturbo specifico dell’apprendimento caratterizzato dalla difficoltà nel rispettare le regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto. Il bambino o ragazzo disortografico mostra difficoltà nello scrivere in modo corretto da un punto di vista strettamente ortografico, commettendo errori come omissioni di grafemi o parti di parola, sostituzione di grafemi o inversioni di grafemi simili (ad esempio p e b) oppure confusione tra fonemi che si somigliano (F e V; T e D; B e P; L e R).

DISGRAFIA

E’ un disturbo specifico dell’apprendimento caratterizzato da una scrittura irregolare per dimensione e /o pressione. Il bambino o ragazzo disgrafico può presentare una cattiva impugnatura della penna o matita, mostra una scarsa capacità di utilizzare lo spazio sul foglio e di mantenere la direzione orizzontale dello scritto, fa fatica a rispettare i margini del foglio, nel testo scritto gli spazi fra i grafemi e tra le parole sono spesso irregolari rendendo così l’elaborato difficilmente leggibile.

DISCALCULIA

E’ un disturbo specifico dell’apprendimento caratterizzato da un deficit del sistema di elaborazione dei numeri e/o del calcolo. Il bambino o ragazzo discalculico mostra difficoltà nel comprendere ed operare con i numeri, eseguire rapidi calcoli a mente, recuperare in modo automatico le tabelline ed effettuare i compiti aritmetici, può inoltre mostrare difficoltà nell’associare il numero alla quantità, può non avere in mente la linea dei numeri e/o non capire il valore posizionale delle cifre, e trovare difficoltà nel ricordare l’ordine procedurale di un’operazione, di un’equazione o nell’utilizzare i simboli aritmetici.

IL TUTOR DSA

La figura del Tutor nasce dall’esigenza di seguire i bambini con disturbi specifici dell’apprendimento e con bisogni educativi speciali nei compiti pomeridiani, cercando di attuare, con l’aiuto della famiglia, un metodo di studio adatto e personalizzato in base alle loro esigenze. Il tutor in particolare aiuta il bambino nelle situazioni in cui è presente scarsa autonomia nello svolgimento dei compiti scolastici, favorendo lo sviluppo di strategie di studio efficaci, utilizzando al meglio gli strumenti compensativi, con l’obiettivo di accrescere l’autonomia, l’autostima ed il senso di autoefficacia. Il tutor dell’apprendimento ricopre il ruolo di facilitatore e guida dei processi di apprendimento, lavora con lo studente in vista del potenziamento delle abilità cognitive e metacognitive e della promozione dell’autonomia.

Disturbi depressivi

Contrariamente a quanto si pensa, l’età evolutiva non è esente dai disturbi depressivi: i bambini possono sviluppare una sintomatologia depressiva, anche se, come può essere facilmente intuibile, questa non si manifesterà con le caratteristiche tipiche della depressione degli adulti.
I bambini non hanno ancora sviluppato una capacità introspettiva o di verbalizzazione sufficiente ad esprimere la propria problematica depressiva. Può capitare, ad esempio, che qualche bambino si definisca genericamente “triste”, o “giù”, o dica che gli “viene da piangere”, senza riuscire a spiegare ulteriormente come esattamente si senta e come si sia sviluppato questo vissuto. In molti casi il bambino potrebbe non essere in grado di verbalizzare questi sentimenti, eprimendoli esclusivamente e in modo inconsapevole su un piano somatico o comportamentale. Può capitare quindi che un mal di pancia, un calo del rendimento scolastico, un’irrequietezza o al contrario un richiudersi in se stessi diventino espressione di quel disagio che il bambino non sa in quale altro modo manifestare.

Il termine “depressione” è utilizzato per descrivere un gruppo di sintomi che portano a significativi cambiamenti nel tono dell’umore, nel pensiero e nel comportamento. Essi includono tristezza, pianto, irritabilità, perdita di piacere/interesse per le attività quotidiane, ma anche intesa rabbia in luogo della tristezza. Le modificazioni cognitive causate dalla depressione includono scarsa capacità di concentrarsi e ridotte prestazioni nelle attività scolastiche. Sono presenti anche sentimenti di inutilità, eccessiva colpa e autocritica, riduzione dell’autostima e mancanza di fiducia in sé stessi. Altri sintomi tipici includono la mancanza di energia e il senso di affaticamento; la presenza di disturbi vegetativi quali, ad esempio disturbi del sonno e variazioni dell’appetito; anedonia, cioè l’incapacità di provare piacere, anche per le cose che prima invece risultavano gratificanti: il bambino appare annoiato, apatico; e presenza di idee o atti di autoaggressività o autolesionismo.

Nei bambini più piccoli prevalgono i sintomi comportamentali e somatici, mentre negli adolescenti sono sentiti più intensamente i disturbi dell’umore e questi sono più facilmente verbalizzati. Sono inoltre possibili varie forme atipiche di depressione soprattutto in preadolescenza e adolescenza. Può così capitare che siano più evidenti i tratti di ansia e agitazione rispetto ai tratti depressivi, oppure è possibile che questi si manifestino in modo mascherato con irritabilità, abuso di alcool o uso di sostanze da parte dell’adolescente o con l’accentuazione di sintomi fobici ed ossessivi preesistenti.

Disturbo da disregolazione dell'umore dirompente

Riguarda bambini o ragazzi che manifestano una persistente irritabilità e frequenti episodi di estremo discontrollo comportamentale, in cui però c’è una chiara componente legata all’umore.
Si manifesta tramite espressioni verbali o fisiche di estremo discontrollo: “sfoghi” verbali o comportamentali, di solito carichi di rabbia, caratterizzati da un’intensità, una frequenza e una durata che appaiono inappropriate rispetto alla situazione e che non sono adeguati al livello di sviluppo del bambino o ragazzo. Di solito la reazione dirompente (verbale o comportamentale) si manifesta a seguito di una frustrazione. La reazione sul piano verbale può consistere in un’estrema rabbia espressa a parole in modo eccessivo e inadeguato; sul piano del comportamento invece può consistere in azioni fortemente aggressive e distruttive contro le cose, contro gli altri ma anche contro se stessi.

Disturbi d'ansia

Nei bambini può essere difficile differenziare quelle che sono normali paure, fisiologiche per l’età, da uno stato d’ansia patologico. Tuttavia, se l’ansia è eccessiva per frequenza, intensità e durata e ha un impatto considerevole sul funzionamento del bambino allora probabilmente ci troviamo in presenza della sua versione patologica. Una classificazione dei problemi d’ansia in età evolutiva, può articolarsi come segue: 

DISTURBO D’ANSIA SOCIALE

Il disturbo è caratterizzato da eccessiva timidezza nei confronti di persone poco familiari. La timidezza diventa così intensa da rendere impossibile, per il bambino, i normali rapporti interpersonali e porta ad evitare ogni contatto con persone con cui non sia in confidenza. Il bambino appare, al di fuori della famiglia, socialmente isolato, timoroso, appartato. Teme di dire o fare cose che possano risultare imbarazzanti o umilianti.

I sintomi tipici del disturbo d’ansia sociale sia per i bambini sia per gli adulti sono i seguenti:

  1. Paura o ansia marcate relative a una o più situazioni sociali nelle quali l’individuo è esposto al possibile giudizio degli altri, come l’essere osservati o eseguire prestazioni di fronte ad altri.
  2. L’individuo teme che agirà in modo tale da essere criticato o manifesterà sintomi di ansia che saranno valutati negativamente.
  3. Le situazioni sociali temute provocano quasi invariabilmente paura o ansia.
  4. Le situazioni sociali sono evitate oppure sopportate con paura o ansia intense.
  5. La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto alla reale minaccia posta dalla situazione sociale e dal contesto socioculturale.
  6. La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti e durano tipicamente 6 mesi o più.

DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATA

Disturbo caratterizzato da uno stato di eccessiva ansia e di preoccupazione immotivata ed irrealistica anche in assenza di particolari avvenimenti ambientali. Il bambino presenta spesso concomitanti manifestazioni somatiche (per es., malesseri di vario tipo), un’eccessiva tensione e preoccupazione riguardo al proprio comportamento e richiede continue rassicurazioni senza le quali non riesce a portare a termine i propri impegni. La preoccupazione può riguardare eventi futuri (per es., verifica scolastica o visita medica) o eventi già verificatisi (es., interrogazione, interazione con amici) situazioni nelle quali può essere messa in dubbio l’adeguatezza del comportamento tenuto. Il bambino ansioso può avere tendenze perfezionistiche che lo portano ad impiegare tempi eccessivi per il completamento di un compito o all’evitare certi impegni per paura di sbagliare. 

MUTISMO SELETTIVO

Si tratta di una costante incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che si parli (per es., a scuola) nonostante si sia in grado di parlare in altre situazioni. Questa condizione, nel bambino, interferisce con i risultati scolastici o con la comunicazione sociale.
La durata della condizione è di almeno 1 mese (non limitato al primo mese di scuola).
L’incapacità di parlare non è dovuta al fatto che non si conosce o non si è a proprio agio con il tipo di linguaggio richiesto dalla situazione sociale.
La condizione non è meglio spiegata dalla presenza di un disturbo della comunicazione (per es. disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia) e non si manifesta esclusivamente durante il decorso di altri disturbi ( es. dello spettro dell’autismo).

FOBIA SPECIFICA

Si caratterizza per la presenza di paura o ansia marcate verso un oggetto o situazione specifici  (per es. volare, altezze, animali, ricevere un’iniezione, vedere il sangue). Nei bambini la paura o l’ansia possono manifestarsi con il pianto, scoppi di collera, immobilizzazione (freezing) o aggrappamento (clinging). La situazione che fa paura o l’oggetto della fobia provocano quasi sempre immediata paura o ansia, vengono attivamente evitati oppure sopportati con paura o ansia intense. La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dall’oggetto o dalla situazione specifici e al contesto socio-culturale.

L’intensità delle manifestazioni sintomatologiche dipendono dalla vicinanza dell’oggetto fobico e dalla possibilità che il bambino sente di potersene allontanare in fretta in modo sicuro. Il bambino cerca infatti il più possibile di sfuggire a ogni situazione in cui possa entrare in contatto con la fonte delle sue paure, e mette in atto strategie di evitamento, quando ciò è possibile, in base all’età e al livello evolutivo. 

DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE

L’ansia da separazione è un fenomeno normalmente presente durante lo sviluppo neuropsicologico del bambino che, in genere, tende spontaneamente ad attenuarsi dopo i 2 anni, fino a scomparire completamente prima dello sviluppo puberale. Dopo i sei anni di età la persistenza di un’ansia da separazione intensa dalle figure significative è meritevole di un approfondimento a cura dello psicologo e/o del medico specialista in neuropsichiatria infantile.

L’ansia da separazione si manifesta con i seguenti sintomi: 

  1. Difficoltà persistente a lasciare i genitori/laì figura di riferimento o l’abitazione.
  2. Timore costante ed eccessivo che possa accadere qualcosa di tragico a un genitore/persona di riferimento.
  3. Timore costante ed eccessivo che si possa essere vittima di incidenti o rapimenti mentre si è soli.
  4. Rifiuto sistematico di allontanarsi da casa o di rimanere a casa da soli.
  5. Incubi ripetuti di separazione dai genitori/persona di riferimento o di perdersi in un luogo sconosciuto.
  6. Comparsa di sintomi e malesseri fisici veri o presunti, ogni volta che ci si deve allontanare da casa o dai genitori/dalla figura di riferimento. Ad esempio il bambino può lamentarsi o soffrire di mal di testa, dolori addominali ecc.
  7. Tendenza a richiedere attenzione e presenza costante da parte del genitore o di una figura significativa fino a risultare “appiccicosi” e invadenti.
  8. Umore ansioso e depresso, apatia e disinteresse, irrequietezza e forte malinconia se costretti a restare soli lontano da casa.

Per porre diagnosi di questo disturbo, i sintomi devono essere pervasivi  e impedire al bambino che ne soffre di dedicarsi alle comuni attività tipiche dell’età (impegni scolastici, sportivi, amicizie).

DISTURBO DI PANICO

E’ caratterizzato dall’insorgere improvviso di uno stato d’intensa paura o terrore, spesso associato ad un senso di pericolo imminente o di minaccia. La sintomatologia è caratterizzata da astenia, capogiri e sensazione di testa confusa. All’esordio del disturbo, generalmente gli attacchi di panico si presentano in maniera inattesa e imprevedibile, anche se nel corso del disturbo possono essere scatenati da situazioni o luoghi particolari. L’attacco di panico viene vissuto con un’intensa sensazione di angoscia che il bambino fa fatica ad esprimere verbalmente.

Disturbo ossessivo-compulsivo

La caratteristica essenziale di questo disturbo è costituita dalla presenza di ricorrenti ossessioni e compulsioni in misura tale da interferire con la normale routine di vita del bambino o del ragazzo.
Le ossessioni sono pensieri, immagini mentali o impulsi che si presentano con frequenza e persistono per lunghi periodi. Essi sono percepiti dalla persona come estremamente disturbanti. Pertanto, il bambino o il ragazzo potranno cercare inutilmente di distogliere l’attenzione da questi pensieri, richiedere rasscurazioni o ricorrere ad azioni mentali o comportamenti che hanno lo scopo di neutralizzare questi pensieri. Il contenuto delle ossessioni può essere diverso in base all’età: un adolescente potrebbe, ad esempio, avere pensieri ossessivi riguardanti tematiche sessuali o religiose, mentre un bambino piccolo potrebbe avere pensieri ossessivi riguardanti la sicurezza, le malattie o la paura di fare o farsi del male.
Come precedentemente accennato, le compulsioni sono comportamenti o azioni mentali che spesso accompagnano le ossessioni e che hanno lo scopo di prevenire il verificarsi degli eventi temuti e ridurre l’attivazione ansiosa che i pensieri ossessivi generano (per es., lavarsi in continuazione le mani, i denti o il corpo, controllare ripetutamente oggetti dell’ambiente e ripetere alcuni comportamenti rituali).

In molti casi, il bambino o il ragazzo riconosce che i comportamenti messi in atto non hanno alcuna utilità reale e può quindi tentare di resistervi. In merito a quest’ultimo punto, possono essere osservati diversi livelli di consapevolezza: un bambino, ad esempio, può essere sufficientemente consapevole che anche se non dispone tutti i pennarelli dell’astuccio in ordine di colore non significa che uscendo da scuola gli accadrà qualcosa di terribile, nonostante senta forte la necessità e l’urgenza di ordinarli; oppure può essere spaventato dall’idea che con molta probabilità gli accadrà qualcosa di brutto se non sistema i pennarelli in quell’ordine; oppure può essere certo che se non sistema i pennarelli gli accadrà qualcosa di brutto ed essere pertanto terrorizzato se per qualche motivo non riesce a farlo. Questo diverso grado di consapevolezza si esprime anche a livello sintomatologico con una diversa attivazione neurovegetativa (tachicardia, respirazione alterata, agitazione motoria, ecc.) connessa all’ansia sperimentata, che può arrivare in casi estremi fino ad assumere le caratteristiche di un attacco di panico.
L’ansia connessa al disturbo può inoltre manifestarsi a livello somatico anche attraverso disturbi quali mal di stomaco o mal di pancia, senza che ci sia alla base di essi un effettivo disturbo organico. L’espressione sintomatologica del disturbo è chiaramente osservabile anche dall’esterno, in quanto le ossessioni e soprattutto le compulsioni si manifestano nella quotidianità, causando un notevole dispendio di tempo (almeno un’ora al giorno) e compromettendo di conseguenza il funzionamento in ambito scolastico, sociale e relazionale.

Disturbi della nutrizione e dell'alimentazione

ANORESSIA NERVOSA

Si può presentare nei bambini a partire dagli 8 anni e si caratterizza per il tentativo di perdere peso o di evitare l’aumento di peso tramite l’evitamento o la restrizione dell’assunzione di cibo, il vomito autoindotto, ed altri comportamenti. Nel rifiutare il cibo i bambini possono sentire la paura di ingrassare, la presenza di una sensazione di pienezza e dolori all’addome.

BULIMIA NERVOSA

Compare durante la prima adolescenza e si caratterizza per la presenza di abbuffate che vengono sperimentate come incontrollabili. Di solito per evitare l’aumento di peso i bambini e gli adolescenti utilizzano il vomito autoindotto. Anche in questo caso la caratteristica centrale del disturbo è la preoccupazione per il peso e la forma del corpo che alimenta il tentativo di evitare l’aumento di peso.

DISTURBO EVITANTE/RESTRITTIVO DELL’ASSUNZIONE DI CIBO

Caratterizzato da una significativa perdita di peso, evidente carenza nutrizionale, uso di supplementi orali o alimentazione parenterale, tale condizione interferisce sul funzionamento psicosociale del bambino. I bambini presentano un disturbo dell’umore che si manifesta come una lieve depressione o un’ansia generalizzata e sembra che imparino a esprimere le difficoltà emotive attraverso il corpo all’interno dell’ambiente familiare.

ALIMENTAZIONE SELETTIVA

E’ caratteristica dei bambini che limitano la loro alimentazione a una gamma ristretta di cibi preferiti; mangiano cinque o sei cibi differenti, spesso carboidrati come pane, patate fritte o biscotti. Quando il genitore tenta di ampliare la gamma di cibi, il bambino reagisce con ansia e disgusto e può manifestare sforzi di vomito. Molti bambini possono rifiutare il cibo in base a caratteristiche sensoriali come il gusto, l’odore o il colore.

Disturbi da comportamento dirompente

DISTURBO OPPOSITIVO-PROVOCATORIO

Si caratterizza per la presenza di livelli di rabbia persistente ed evolutivamente inappropriata, irritabilità, comportamenti provocatori e oppositività, che causano menomazioni nell’adattamento e nel funzionamento sociale. Il disturbo oppositivo-provocatorio si manifesta in modo caratteristico in tre domini diversi: 1) nell’area affettiva, è presente prevalentemente rabbia e irritabilità: il bambino perde spesso la calma, è permaloso e infastidito;  2) nel dominio comportamentale, sono presenti comportamenti provocatori soprattutto verso gli adulti, rifiuto di adeguarsi alle regole o alle richieste, atteggiamenti e comportamenti molesti o fastidiosi verso gli altri e 3) nel funzionamento sociale, è presente una tendenza a essere ostile verso le altre persone. 
Il disturbo provoca delle ripercussioni negative sull’ambiente relazionale circostante al bambino (es., scuola, famiglia, pari), sulla capacità di svolgere compiti adeguati all’età e al contesto e più in generale sul funzionamento sociale. I sintomi del disturbo possono per alcuni bambini manifestarsi solo in alcuni contesti e non in altri (per esempio sono provocatori a casa ma non a scuola o viceversa); la presenza di manifestazioni del disturbo in più contesti costituisce un importante indice della gravità del disturbo.

DISTURBO DELLA CONDOTTA

La caratteristica clinica principale del disturbo della condotta è la sistematica e persistente violazione dei diritti dell’altro e delle norme sociali, con conseguenze molto gravi sul piano del funzionamento scolastico e sociale. I bambini e gli adolescenti con disturbo della condotta possono mostrare un comportamento prepotente, intimidatorio, manipolativo o apertamente aggressivo nei confronti di persone e/o animali, possono danneggiare beni o proprietà altrui, appropriarsi di beni altrui e in generale compiere gravi violazioni delle regole sociali. L’espressione comportamentale del disturbo è la più evidente, ma questa si associa a una compromissione concomitante nell’affettività e nella percezione di sé e degli altri. Si osservano, infatti, ridotta capacità di sperimentare senso di colpa o rimorso per le conseguenze delle proprie azioni, mancanza di empatia o di preoccupazione empatica per le vittime delle loro azioni e superficialità affettiva, in quanto le emozioni, se espresse, appaiono superficiali o usate per fini manipolatori o intimidatori. Le manifestazioni del disturbo variano notevolmente in base all’età, alla forza, alle abilità cognitive e alla maturità sessuale del ragazzo.

Disturbi da tic

I disturbi da tic comprendono secondo il DSM-5 (2013) quattro categorie diagnostiche:

  1. Disturbo di Tourette
  2. Disturbo persistente da tic motori o vocali
  3. Disturbo transitorio da tic
  4. Disturbo da tic con altra specificazione o senza specificazione.

I tic sono movimenti o vocalizzazioni improvvisi, rapidi, ricorrenti, motori non ritmici. La diagnosi si basa sulla presenza di tic motori e/o vocali, sulla durata dei sintomi, sull’età di esordio e sull’assenza di una qualsiasi causa nota come altra condizione medica o uso di sostanze. Un individuo può avere diversi sintomi nel corso del tempo, ma in qualunque momento il repertorio si ripresenta in modo caratteristico. I tic motori semplici sono di breve durata. Quelli motori complessi sono di più lunga durata.

Nel disturbo di Tourette devono essere presenti sia quelli motori che quelli vocali. Nel disturbo persistente sono presenti solo quelli motori o solo vocali. Per quanto riguarda il disturbo transitorio, possono essere presenti motori e/o vocali.

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