Disturbi d'ansia
I disturbi d'ansia
L’ansia è uno stato emotivo di base, che si associa ad uno stato di allerta nei confronti del mondo esterno, caratterizzato da un complesso insieme di reazioni cognitive, comportamentali e fisiologiche che si manifestano a seguito della percezione di uno stimolo ritenuto minaccioso e nei confronti del quale si intende reagire. È una normale risposta al pericolo o agli stress, ed è importante poiché è funzionale alla sopravvivenza.
Paura e ansia sono due stati emotivi che naturalmente si sovrappongono ma è bene mantenere anche la loro differenza. Difatti, mentre la paura è la risposta emotiva ad una minaccia imminente ed è più spesso associata a picchi di attivazione autonomica necessaria alla lotta o alla fuga, l’ansia è l’anticipazione di una minaccia ed è più comunemente associata a tensione muscolare e ad uno stato di vigilanza preparatorio per affrontare il pericolo futuro, e a comportamenti prudenti o di evitamento.
L’ansia è considerata un disturbo quando:
- Si manifesta in momenti inappropriati
- Si manifesta spesso
- È talmente intensa e duratura da interferire con le normali attività di una persona
I disturbi d’ansia differiscono dalla normale paura o ansia evolutive poiché sono eccessivi e persistenti rispetto allo stadio di sviluppo.
Ma quali sono i disturbi d’ansia?
Il disturbo di panico è un disturbo d’ansia caratterizzato da attacchi di panico frequenti ed inaspettati.
Che cos’è un attacco di panico? L’attacco di panico consiste in un improvviso aumento dell’intensità della paura/ansia e del disagio, la quale raggiunge un picco molto alto in pochi minuti, durante il quale si possono manifestare alcuni (almeno 4) dei seguenti sintomi:
- Palpitazioni, percezione accentuata del proprio battito cardiaco o tachicardia;
- Sudorazione accentuata;
- Tremori o agitazione;
- Sensazione di mancanza d’aria o di soffocamento;
- Dolore o fastidio al petto;
- Nausea o disturbi addominali;
- Sensazione di sbandamento, di instabilità, sensazione di “testa leggera” o di svenimento (es. debolezza alle gambe, vertigini, visione annebbiata), confusione mentale;
- Brividi o vampate di calore;
- Sensazioni di intorpidimento o di formicolio;
- Sensazione di irrealtà (derealizzazione, es. sensazione che ciò che vediamo, o che comunque percepiamo, non sia reale) o sensazione di essere staccati da se stessi (depersonalizzazione);
- Paura di perdere il controllo o di impazzire;
- Paura di morire.
Possiamo definire l’attacco di panico come la forma più intensa e acuta dell’ansia. Esso è descrivibile come un’intensa crisi che si consuma in circa dieci minuti. In genere, chi ha avuto uno o più attacchi di panico tende a sviluppare la paura e la preoccupazione che l’attacco di panico possa verificarsi di nuovo e la preoccupazione rispetto alle conseguenze dell’attacco di panico stesso (es. paura che col verificarsi di una serie di attacchi di panico si possa impazzire, perdere il controllo, rischiare un attacco cardiaco, ecc.). Di conseguenza si sviluppa la tendenza ad evitare tutta una serie di situazioni o luoghi che vengono considerate dalla persona come “a rischio di attacco di panico”. Ad esempio si tende ad evitare quei luoghi in cui gli attacchi di panico si sono già verificati, oppure quei luoghi da cui risulta difficile svincolarsi o uscire e poter tornare in posti familiari, e si mettono in atto comportamenti tesi a proteggersi da un’eventuale attacco di panico, per esempio quando ci si trova fuori casa si parcheggia molto vicino per poter raggiungere il proprio mezzo nel più breve tempo possibile nel caso in cui si dovesse stare male.
Per fare diagnosi di attacco di panico, gli attacchi devono essere ricorrenti e la loro comparsa può verificarsi a partire sia da uno stato ansioso che da uno stato di quiete, possono dunque essere inaspettati e senza un esplicito evento scatenante.
Al disturbo di panico non di rado si associa una condizione psicopatologica chiamata agorafobia.
L’agorafobia è caratterizzata dall’ansia di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali potrebbe essere difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto, in caso di attacco di panico o di sintomi simil-panicosi, come perdere l’equilibrio per esempio.
Le situazioni in cui si manifestano i timori agorafobici sono le più svariate. Agorafobia, dall’etimologia del termine “paura della piazza”, non è solo temere di trovarsi in uno spazio aperto come una piazza appunto, ma timore di trovarsi fuori casa da soli, l’essere in mezzo alla folla o in coda, l’essere su un ponte, viaggiare in automobile o con altri mezzi di trasporto come treni o autobus. Cosa hanno di caratteristico le situazioni che stimolano la sensibilità agorafobica?
In generale, la persona con agorafobia sembrerebbe particolarmente sensibile alla solitudine, intesa in particolar modo come lontananza da persone o luoghi familiari, agli spazi aperti, non solo la piazza ma anche esperienze psichiche in cui i confini spaziali e percettivi sono assenti, deboli o ambigui, come un cielo stellato, e alle situazioni costrittive quali ad esempio, luoghi chiusi e angusti come un’ascensore, ma anche rapporti vissuti come troppo limitanti la propria libertà. Le situazioni temute vengono evitate, per esempio gli spostamenti vengono ridotti, oppure sopportate con molto disagio o con l’ansia di avere un attacco di panico, e non di rado affrontate con la presenza di un accompagnatore.
Per porre diagnosi è necessario che la paura, l’ansia e l’evitamento durino per sei mesi o più. Nell’agorafobia come nell’attacco di panico è presente la paura dell’ansia o anxiety sensitivity, ossia la convinzione profonda che gli stati di attivazione neurovegetativa spesso legati all’ansia siano per qualche ragione pericolosi e da evitare.
La caratteristica principale del disturbo d’ansia generalizzata è uno stato continuo e persistente di preoccupazione e apprensione per diversi eventi e/o attività, che risulta eccessivo in intensità, durata o frequenza rispetto alle reali circostanze, che vengono rappresentate come eventi temuti dal soggetto. L’ansia viene definita “generalizzata” in quanto non è circoscritta a determinate situazioni, ma, al contrario, riguarda numerosi eventi e situazioni. Tale stato non essendo associato a specifiche circostanze, è difficile da controllare per chi lo sperimenta ed è presente nel soggetto per la maggior parte dei giorni per almeno sei mesi.
Le preoccupazioni eccessive ed invadenti sono accompagnate da almeno tre dei seguenti sintomi:
- Restlessness (cioè sindrome della gambe senza riposo/ irrequietezza);
- facile faticabilità;
- difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria;
- irritabilità;
- tensione muscolare, muscoli tesi a volte doloranti;
- sonno disturbato (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, si sveglia poco riposato).
La persona con disturbo d’ansia generalizzata ha difficoltà a controllare le preoccupazioni e a impedire che queste interferiscano con l’attenzione ai compiti quotidiani. Le preoccupazioni risultano eccessive e angoscianti e finiscono per interferire in modo significativo con il funzionamento psicosociale dell’individuo.
Un certo grado di agitazione ed apprensione in situazioni sociali è del tutto comune, le persone con fobia sociale però presentano così tanta ansia che evitano la maggior parte delle situazioni sociali o se impossibile vi si espongono con grande sofferenza e disagio, tentando di minimizzare e/o nascondere il proprio stato di malessere con comportamenti protettivi al fine di non apparire inadeguati. Possiamo distinguere tre situazioni sociali tipo in grado di innescare emozioni di intensa paura o ansia: situazioni di interazione, osservazione e performance.
In tutti e tre i contesti l’individuo con disturbo d’ansia sociale teme la valutazione negativa, ovvero teme di venir valutato e giudicato negativamente dagli altri per le manifestazioni dei sintomi d’ansia e disagio sociale che l’esposizione comporta. In particolare la persona teme di poter agire in modo inadeguato e mostrare agli altri i segni della propria emotività, quali il rossore, il tremore o la sudorazione, ed essere per questo umiliato, ridicolizzato o rifiutato.
Per poter porre diagnosi di fobia specifica è necessario che l’intensa paura e l’evitamento conseguente, persistano per almeno sei mesi.
E’ molto comune avere delle fobie specifiche multiple. In media si temono tre oggetti o situazioni. La quantità di paura sperimentata può variare in base alla vicinanza all’oggetto fobico, e può prendere la forma di attacco di panico con tutti o solo alcuni dei sintomi caratteristici.
Il grado e l’intensità della paura o ansia di fronte all’oggetto o situazione temuta può comunque differire anche in base alla presenza di fattori contestuali, come la presenza di altri, la durata dell’esposizione e altri elementi minacciosi.
A volte la fobia specifica può svilupparsi a seguito di un evento traumatico, come venir attaccati da un animale o rimanere bloccati in ascensore, o all’osservazione di un evento traumatico occorso ad altri, oppure a seguito del verificarsi di un attacco di panico inaspettato in quella che diventerà la situazione temuta. Tuttavia molti individui non sono in grado di ricordare la ragione specifica dell’esordio.
Il disturbo d’ansia di separazione è un disturbo caratterizzato da paura o ansia eccessiva e inappropriata rispetto allo stato di sviluppo che riguarda la separazione dai caregivers, ovvero da coloro a cui l’individuo è attaccato. Solitamente si sperimenta eccessivo disagio quando si prevede o si vive la separazione da casa o dalle principali figure di attaccamento e riferimento. I soggetti con disturbo d’ansia di separazione temono che un evento imprevisto possa accadere e arrecare qualcosa di dannoso, come malattie o morte, alle figure di attaccamento. Contemporaneamente si preoccupano anche per se stessi, temono infatti di potersi perdere, di essere rapiti o di avere un incidente.
Queste preoccupazioni eccessive e angoscianti fanno sì che il soggetto si rifiuti di uscire di casa per andare a scuola, al lavoro o altrove, mostrandosi inoltre riluttante a stare da solo in casa o in altri ambienti. Possono inoltre essere presenti ripetuti incubi aventi il tema della separazione. Si possono associare infine ripetute lamentele somatiche, come mal di testa o dolori allo stomaco, soprattutto in prossimità della ipotetica o reale separazione.
La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti e durano almeno 4 settimane nei bambini e negli adolescenti e tipicamente 6 mesi negli adulti.
Periodi di aumentata ansia di separazione dalle figure di attaccamento sono del tutto normali e possono di solito indicare la creazione di una sana relazione di attaccamento, per esempio attorno ad 1 anno di età i bambini iniziano a mostrare ansia nei confronti degli estranei.
L’esordio del disturbo di ansia di separazione può verificarsi in età prescolare, durante l’infanzia e più raramente durante l’adolescenza. Le manifestazioni del disturbo variano proprio in base all’età. I bambini piccoli possono rifiutarsi di andare a scuola, e possono non esprimere paure specifiche di minacce ai genitori o a loro stessi, e l’ansia è manifestata quasi esclusivamente in prossimità della separazione. Solo nel corso del tempo emergono preoccupazioni che riguardano pericoli specifici, come incidenti, rapimenti, aggressioni e morte. Negli adulti, tale disturbo, può limitare fortemente la capacità di affrontare cambiamenti nelle varie circostanze di vita, come traslochi per esempio. Gli adulti con questo disturbo appaiono di solito molto preoccupati per coniugi e figli e provano notevole disagio e malessere quando separati da loro. Essi possono, inoltre, andare incontro a difficoltà nelle esperienze lavorative e sociali a causa del loro bisogno di controllare continuamente dove si trovano le loro persone significative.
Il soggetto quindi nonostante sia in grado di parlare in altre situazioni, non lo fa in una situazione specifica, comportando chiaramente conseguenze significative a livello dei risultati scolastici o lavorativi e nelle interazioni sociali.
Per porre diagnosi il mutismo selettivo deve durare almeno 1 mese.
I bambini con mutismo selettivo durante le interazioni sociali non danno inizio ad un discorso e non rispondono quando interpellati. Possono parlare in casa, ma capita spesso che non parlino nemmeno davanti ad amici stretti o parenti. Il disturbo è contrassegnato da un’elevata ansia sociale, tant’è vero che spesso scompare lasciando i sintomi del disturbo d’ansia sociale.
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