Terapia Metacognitiva Interpersonale

Terapia Metacognitiva Interpersonale​

Che cos’è la Terapia Metacognitiva Interpersonale?

La Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI) è un modello psicoterapeutico sviluppatosi in origine per il trattamento dei disturbi di personalità che si pone tra i suoi obiettivi quello di aiutare i pazienti a comprendere il nesso tra la propria sofferenza e alcuni schemi interpersonali maladattivi (SIM) appresi nel corso della propria esperienza di vita.  

Cosa sono gli schemi interpersonali?

Secondo la TMI lo schema interpersonale è una struttura stabile presente nell’individuo secondo cui vengono attribuiti dei significati rispetto a come “gli altri” risponderanno ai nostri bisogni (wish). La presenza dello schema è rintracciabile nella persona in tre dimensioni: cognitiva, affettiva e corporea.

Uno degli aspetti fondamentali contenuti al suo interno è la rappresentazione di come gli altri risponderanno alle nostre esigenze o richieste.

La formazione di una schema interpersonale si determina nel corso delle esperienze di vita significative e finisce per costituire una vera e propria procedura automatica predittiva che viene utilizzata dal soggetto nella dimensione interpersonale. 

Una delle azioni di cui tener conto dello schema è quella di fungere da filtro della realtà, selezionando aspetti specifici di essa e trascurandone altri in un nostro continuo processo di lettura delle relazioni interpersonali. Le azioni dell’individuo finiscono per essere così guidate da queste informazioni che, se filtrate da uno schema interpersonale maladattivo, spesso finiscono per riconfermare le componenti disfunzionali dello schema stesso.

Quando si definisce uno schema interpersonale maladattivo?

Lo schema è maladattivo quando il soggetto si interfaccia alla realtà e in particolar modo alle relazioni attraverso uno schema previsionale poco benevolo, dove l’immagine che ha di Sè oscilla il più delle volte in dimensioni di negatività, scarso valore e competenza. Allo stesso modo nello schema è “registrata” una immagine de “gli altri” poco accoglienti e disponibili alle nostre più comuni e fondamentali necessità umane e relazionali. In questo contesto il soggetto tende a sviluppare delle procedure spesso automatizzate e ripetitive per difendersi e affrontare l’immagine di questo contesto, mettendo in pratica comportamenti che possono andare dall’aggressività all’evitamento oppure dalla manipolazione allo sottomissione e così via, andando a costruire un vero e proprio ostacolo dei propri bisogni e una conferma sempre più dolorosa dell’immagine negativa di Sè interiorizzata.

Gli schemi interpersonali maladattivi restano incarnati nella mente e nel corpo influenzando in modo determinante quindi la visione di Sé stessi e la previsione circa la soddisfazione da parte degli altri di propri desideri con un conseguente importante disagio sul piano delle relazioni.

Spesso, quando i SIM portano le persone a restare vincolati ad un’immagine negativa di Sé, il rischio è di perdere sempre di più il contatto con la “parte sana” della propria personalità, quella che è in grado di prendersi cura del proprio benessere e del proprio piacere. In terapia uno degli obiettivi è proprio quello di aiutare un individuo a riconoscere e ad abitare la sua parte più funzionale; ciò gli permette di entrare in contatto con una rappresentazione di sé più positiva, scoprire di avere desideri, maggiori capacità riflessive, fiducia personale e una maggiore agency sui suoi stati mentali. La TMI attraverso un lavoro di indagine, condivisione, relazione e pianificazione condivisa di obiettivi è in grado di aiutare il paziente in tale intento. Tutto però deve essere necessariamente anticipato da un lavoro adattato alla persona, veicolato da una forte relazione terapeutica in cui il soggetto impara a riconoscere e individuare i suoi schemi maladattivi sviluppando delle specifiche capacità riguardo al funzionamento della propria mente.

Siamo nella dimensione delle capacità metacognitive.

Che cos’è la Metacognizione nel modello della TMI?

La Metacognizione è “la capacita di comprendere gli stati mentali, propri e altrui, riflettere su di essi e padroneggiarli” (Carcione, Dimaggio, Conti et al. 2010; Dimaggio, Semerari, 2003; Dimaggio, Lysaker 2010; Semerari, Carcione, Dimaggio et al. 2003)

Terapia Metacognitiva Interpersonale per la Coppia

Negli ultimi anni l’intervento di terapia sulla coppia ha potuto sempre più beneficiare dell’evoluzione della Terapia Cognitivo Comportamentale che ha prodotto manuali in grado di condensare interventi specifici che orientano il clinico nell’intervento su questo sistema così complesso. 

Diversi anni fa Omar Bellanova, fondatore del Centro Romano di Psicoterapie Integrate e del Centro TMI di Latina, presentava al convegno SITCC (società italiana di terapia cognitivo comportamentale) un lavoro dove veniva presentato il contributo da lui formulato al lavoro clinico sulla coppia. Partendo dal modello base della Terapia Metacognitiva Interpersonale, venivano posti i presupposti per l’applicazione di questo modello terapeutico alla terapia in coppia, oggi da noi denominato TMI-C.

Lo scopo era quello di fornire un contributo su come la Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI) poteva intervenire sulla coppia attraverso un’integrazione che aveva lo scopo di affrontare situazioni e problematiche specifiche nella terapia di coppia che fino a quel momento avevano reso difficile un intervento con i modelli CBT classici.

Di base, era stato osservato che, le coppie richiedevano un intervento quando era attivo un ciclo interpersonale disfunzionale, a causa della sofferenza da esso generata, cui si associava solitamente un alto livello di conflittualità.

In questo quadro e dal nostro punto di vista la terapia di coppia veniva formulata in modo da intervenire su diversi livelli: 

  1. I comportamenti disfunzionali, per i quali intraprendiamo una serie di operazioni volte a disattivarli. Solitamente si mira a costruire strategie comportamentali per la gestione del conflitto e per la sua riduzione, per facilitare la comunicazione e il problem solving secondo la tradizione più classica cognitivista. Tali interventi in prospettiva TMI sono volti a favorire un’esplorazione da parte dei componenti della coppia, al fine di aumentare la consapevolezza dei processi cognitivo-affettivi. Discutere delle difficoltà incontrate nell’attuazione degli home work è la modalità con cui è possibile risalire ai coping disfunzionali attuati nella relazione di coppia.
  2. Ad un altro livello, quello più centrale, la TMI prevede di incrementare l’autoriflessività dei singoli partner in relazione agli schemi maladattivi individuali che entrano in gioco. E’ importante infatti che ogni partner sia in grado di comprendere quale desiderio guida le sue azioni, come questo sia associato ad una percezione di Sé e dell’altro e di come la sua risposta possa essere generata da un’aspettativa di come l’altro reagirà, in parte legata alle azioni dell’altro reale, in parte ai propri schemi interpersonali maladattivi.
  3. Un ulteriore livello di intervento riguarda il ciclo interpersonale, la sua messa a fuoco e ridefinizione anche in chiave narrativa, che avviene in terapia, contribuendo allo scopo di lavorare alla costruzione di cicli più adattivi. 

L’intervento della TMI-C mira inoltre a far si che ciascun partner, imparando a gestire il proprio schema disfunzionale, diventi di supporto all’altro nella gestione del proprio. 

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